Stefano Ciurnelli, ingegnere ed esperto di mobilità di Perugia, si è dedicato completamente al tema della mobilità. Consiglia comuni e regioni su questa complessa problematica, incluso il Land Südtirol, e da oltre un anno anche il nostro comune. Gli abbiamo fatto alcune domande a riguardo.
Ing. Ciurnelli, la mobilità riguarda tutti noi. Ognuno di noi si muove: con la macchina, con la bicicletta, con mezzi pubblici o a piedi. Lei è un esperto di questo tema. Cosa la affascina rispetto a questo tema e con quale atteggiamento di base si avvicina a questo tema?
La mia passione per la mobilità nasce da lontano. Avevo un nonno capostazione che una volta alla settimana mi portava in stazione. La ferrovia, per me come per molti altri bambini nati negli anni ’60 dello scorso secolo, è stata il mezzo per avvicinarmi al mondo affascinante della mobilità e dei trasporti. Nelle antiche Meridiane spesso era inciso il motto latino “Vita in Motu” (non c’è vita senza movimento). L’Architetto Ulisse Stacchini, progettista della grande stazione Centrale di Milano, nel 1911, ribaltando in positivo il concetto, intitolò il suo progetto “In Motu vita” (la vita è movimento). Credo che entrambe le definizioni ci facciano intuire quanto il muoversi faccia parte del bagaglio ancestrale che l’umanità porta con sé attraverso i secoli. Il desiderio di scoprire, conoscere, entrare in relazione… La vita mi ha concesso di far diventare un lavoro quella che da bambino è stata una passione affascinante. Un’attività professionale che considero un servizio alla collettività e che, ancora oggi, continuo a vivere con curiosità e desiderio di condividere obiettivi e soluzioni con coloro che abitano i territori e le città in cui mi trovo a lavorare nella consapevolezza che non esistono ricette predefinite per risolvere i problemi.
I cambiamenti nell’ambito della mobilità sono spesso accompagnati da preoccupazioni, scetticismo e paura. Dalla Sua esperienza con molti altri Comuni e Regioni, anche con la Provincia di Bolzano, quali sono i fattori centrali per un successo nell’ambito del miglioramento della mobilità?
La paura di cambiare non riguarda solo la sfera della mobilità. Viviamo in un’epoca in cui il progresso, in linea di principio, continua ad affascinarci ma spesso siamo disponibili a coglierne i benefici solo quando sono a portata di mano e non richiedono sacrifici personali o di mettere in discussione i nostri stili di vita e di lavoro. L’isolamento a cui ci ha obbligati il Covid ha certamente accentuato questo approccio individualista. In questa situazione ci sono però anche comunità locali che di fronte ad emergenze ambientali o alle crescenti difficoltà di convivere con il traffico autoveicolare hanno intrapreso scelte coraggiose e lungimiranti. I risultati di queste buone pratiche in termini di efficienza della mobilità e vivibilità delle città sono evidenti e, con il tempo, conquisteranno consensi anche tra i più scettici. Per accelerare questo cambiamento è indispensabile costruire processi che creino consapevolezza dei problemi e desiderio di condivisione nell’individuazione delle soluzioni coinvolgendo tutte le fasce della popolazione e gli operatori economici.
Se si segue anche il piano di mobilità della Provincia di Bolzano, in futuro, il tema sarà quello della mobilità sostenibile. Cosa significa questo?
Il Piano Clima Alto Adige 2040 e il Piano Provinciale della Mobilità 2035 della Provincia di Bolzano definiscono un quadro preciso e ambizioso per rendere sostenibile la Mobilità del futuro e anche il percorso da compiere per arrivarci. La strategia fondamentale è la riduzione della mobilità individuale su auto privata (il Piano Clima punta ad una riduzione del 40% delle percorrenze su auto privata!) ottenuta offrendo alternative efficienti e capaci di rispondere alle diverse esigenze di mobilità di Studenti, Lavoratori, City User e Turisti. Negli ultimi venti anni in Alto Adige sono stati fatti grandi progressi con il Suedtirolpass e l’integrazione tra tutti i mezzi di trasporto collettivo (treni, bus, impianti a fune). Ci sono però alcune realtà della Provincia in cui la domanda da servire richiede ulteriori potenziamenti dell’offerta alternativa all’auto privata e Scena è una di queste. Sono necessari investimenti su infrastrutture e servizi di trasporto per la mobilità condivisa (treno, autobus, bici e mobilità pedonale). Nel caso di Scena, considerati gli spazi a disposizione, la sfida è certamente complicata ma non possiamo non impegnarci in questa direzione. Basti pensare che il Piano Clima prevede che entro il 2040 almeno il 25% dei turisti arriveranno in Alto Adige in treno e, una volta arrivati, dovranno potersi muovere facilmente e rapidamente senza ricorrere all’automobile. Considerata la vocazione turistica e la sua posizione geografica, se Scena non arrivasse pronta a questo appuntamento, le ripercussioni economiche di questo ritardo potrebbero essere molto negative.
La mobilità viene discussa spesso dal punto di vista dell’automobilista, anche a Scena. Ciò è comprensibile dal punto di vista dell’area rurale (che Scena rappresenta). Sapendo che in Alto Adige il 50% degli automobilisti percorrono sotto i 5 km, quanto è importante – anche in previsione del nostro futuro – aumentare la nostra visione?
Assolutamente fondamentale, sia per la popolazione che per i turisti. Il futuro di Scena, come di tutte le piccole realtà dell’Alto Adige, è inevitabilmente legato alla capacità di proporre una visione in completo accordo con i principi sanciti dalla pianificazione e programmazione provinciale della Mobilità. La sida più difficile è quella di mettere a punto un concetto compatibile con le caratteristiche e le esigenze specifiche di Scena, ma questa è proprio la funzione del Programma di Mobilità e Accessibilità!
Lei fornisce la Sua consulenza al Comune di Scena da ormai più 1 anno con l’obiettivo di elaborare un piano per la mobilità. Perché Scena ha bisogno di un di piano per la mobilità?
Per il Comune di Scena, così come per tutti i comuni Altoatesini, la redazione di un Programma di Mobilità e Accessibilità (PMA) è un obbligo sancito dalla legge Urbanistica provinciale. Il Piano Provinciale della Mobilità Sostenibile (PPMS) ha evidenziato come la possibilità di cogliere gli obiettivi di riduzione del traffico automobilistico è indissolubilmente legato all’adozione di misure che premiano gli utenti del trasporto pubblico e la mobilità attiva (pedonale e ciclistica) da parte di tutti i Comuni, compresi quelli di piccole dimensioni. Per questo il PPMS prevede che nell’assegnazione dei finanziamenti verranno privilegiati i Comuni che con la loro pianificazione adotteranno scelte coerenti con gli obiettivi provinciali. Elaborare il PMA, quindi, non è un mero adempimento burocratico o, addirittura, un lusso, ma un’assunzione di responsabilità per tutelare il diritto alla mobilità delle fasce più deboli della popolazione (Bambini e Anziani) ma anche la competitività turistica del Comune. Nei prossimi dieci anni Scena si troverà ad affrontare due sfide fondamentali che hanno importanti implicazioni nel campo della mobilità. In primo luogo, una crescente incidenza della fascia più anziana della popolazione che, in ragione delle proprie condizioni psicofisiche e degli stili di vita consolidati, desidera continuare a muoversi in autonomia. Ciò richiede un servizio di trasporto pubblico potenziato e universalmente accessibile che consenta a tutti di continuare a muoversi in piena autonomia per mantenere relazioni sociali, fare la spesa e sbrigare commissioni.
In secondo luogo, le aspettative dei turisti che, provenendo da paesi in cui gli stili di mobilità stanno cambiando rapidamente, desiderano trovare a Scena le stesse opportunità e qualità offerte dallo spazio pubblico e dai servizi di mobilità di cui dispongono quotidianamente. Trascurate queste sfide significa condannarsi ad un declino lento ma inesorabile.
Dove vede Lei per Scena le sfide centrali (maggiori) nel settore della mobilità? Rispetto a quanto già esiste, su cosa possiamo costruire la mobilità sostenibile a Scena
A mi avviso, il tema centrale riguarda la condivisione dello spazio pubblico e le regole per la sua fruizione da parte dei diversi attori della mobilità urbana (pedoni, ciclisti, passeggeri del trasporto pubblico, automobilisti residenti, pendolari e turisti, mezzi agricoli, veicoli per la consegna e il ritiro delle merci). I flussi di mobilità in rapporto allo spazio a disposizione nei luoghi più attrattivi di Scena è decisamente scarso e occorre darsi delle regole dopo aver condiviso alcune priorità. In assenza di regole chiare lo spazio diventa potenzialmente conteso tra gli utenti perché ognuno pensa di poterlo sfruttare come meglio crede senza preoccuparsi delle esigenze altrui. è chiaro che, in una realtà come quella di Scena, le regole debbono adattarsi alle stagioni, ai giorni della settimana e agli orari nell’arco della giornata, in una parola essere flessibili.
Come ha vissuto fino ad oggi il processo a Scena?
In primo luogo, voglio ringraziare tutti per l’accoglienza e la pazienza, considerate le difficoltà di comunicazione dovute alla mia inadeguata conoscenza della lingua madre tedesca. Mi sono sentito a casa! Entrando nel merito posso dire con certezza che i risultati del processo partecipativo sin qui condotto sono andati ben oltre le mie aspettative e al livello medio a cui sono abituato. Tutti i soggetti coinvolti hanno mostrato passione, impegno e proposto molte idee da sviluppare nel Programma di Mobilità e Accessibilità.
Quali potrebbero essere le possibili soluzioni?
Come ho detto, il processo partecipativo mi ha offerto molti spunti di grande interesse. La bocciatura da parte del Consiglio Comunale di Merano della Funicolare prevista dal Piano Provinciale della Mobilità Sostenibile ci ha obbligato a ricercare soluzioni diverse, non vincolate dalla Funicolare ma comunque compatibili con la sua futura, eventuale, realizzazione. Mi riferisco in particolare ad una proposta di potenziamento della rete di trasporto pubblico automobilistico, come richiesto dal Piano Clima Alto Adige 2040, capace di garantire collegamenti tra Scena, le frazioni e le funivie in modo da favorire gli spostamenti dei residenti e dei turisti interni al territorio comunale senza l’obbligo di utilizzare l’automobile, ma anche collegamenti frequenti con la città di Merano e le sue due stazioni ferroviarie per assicurare alternative all’uso dell’auto privata anche per spostamenti extra comunali. Questa nuova concezione di rete deve risolvere anche i problemi creati dalla circolazione dei grandi autobus nel centro del Paese per aumentare, quando occorre, lo spazio a disposizione dei pedoni. Ricordo a tutti che nelle giornate di maggiore afflusso turistico, in piazza Raiffeisen siamo arrivati a toccare circa 5'000 transiti pedonali. Il secondo aspetto da curare, in piena continuità con il potenziamento del trasporto pubblico, è la mobilità pedonale, ma anche ciclistica. Ritengo che aumentare e qualificare aree e percorsi sicuri per i pedoni e i ciclisti sia fondamentale per un Comune che fonda sul turismo, oltre che sull’agricoltura, la sua economia. È chiaro che occorre trovare una sintesi equilibrata rispettosa delle esigenze di questi due pilastri dell’economia comunale ma le nuove normative e le tecnologie disponibili consentono di rendere adattive le possibili soluzioni e questa, credo, sia la strada da percorrere. La mobilità ciclistica necessità, inoltre, di un importante investimento infrastrutturale per garantire sicurezza e rapidità nei collegamenti con la rete ciclabile di Merano nel tratto compreso tra la fine della Zona 30 e il Lido in cui le pendenze della strada e la velocità media del traffico autoveicolare richiedono la presenza di una pista ciclabile.
Cosa augura Lei al paese di Scena, a coloro i quali si assumono le responsabilità e ai cittadini del Comune?
Il mio augurio è, prima di tutto, quello di riuscire a costruire insieme una visione. Le Amministrazioni hanno il dovere di proporre una visione, nel caso specifico per la mobilità delle persone e il trasporto delle merci, che sia in linea con gli indirizzi fissati a livello europeo e regionale e capace di attirare investimenti per l’attuazione degli interventi. D’altro canto, senza il contributo dei cittadini, a partire dalla loro disponibilità al cambiamento, ogni visione risulta perdente prima ancora di nascere.